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UNA BRECCIA NELLA BOLLA DEL DISTRETTO CERAMICO

Nasce un collettivo che cerca di inserire all’ordine del giorno dei cittadini un’agenda femminista

di Giada Debbia

Nella «bolla» sassolese del distretto ceramico è nato nel 2024 un collettivo che, organizzando eventi e momenti di scambio informali, cerca di inserire all’ordine del giorno dei cittadini un’agenda femminista. Tra i suoi strumenti di riflessione e dialogo si trova l’autocoscienza; abbiamo intervistato tre delle fondatrici, Giulia Muia, Silvia Guzzoli ed Elisa Berselli, per comprendere meglio di cosa si tratta, e quale sia la sua valenza nel contesto operaio della città emiliana. 

Sulla nascita di “Oltre la bolla” Giulia racconta «all’inizio eravamo cinque poverette senza uno spazio vero e proprio che volevano affrontare temi femministi… poi abbiamo deciso di aprire la “bolla” e farla diventare un progetto comunitario». Questa “bolla” secondo Silvia «assume tre significati: il primo è la propria bolla di conoscenze e di relazioni amicali, il secondo riguarda la bolla locale, dei comuni in cui viviamo e le attività consuetudinarie offerte dal territorio, la terza invece è relativa all’obiettivo del collettivo, ovvero far andare oltre alla propria bolla politica e culturale collettiva»

Elisa aggiunge l’importanza per il gruppo di «creare uno spazio sicuro rispetto a un esterno che non lo è… vogliamo andare oltre la mentalità chiusa di questo paese, oltre quello che ci è stato insegnato» e continua «per me la bolla è anche la propria dimensione personale… quando ho cominciato sentivo di dover lavorare sugli stereotipi che avevo anch’io su me stessa e sugli altri». Per cercare dunque di superare il rudimentale contesto della bolla, le ragazze hanno scelto l’autocoscienza, strumento che, come ci spiega Silvia «nasce con i movimenti femministi separatisti come una condivisione e una realizzazione del proprio essere donna nel contesto moderno del secolo scorso. Non si tratta di parlare a vuoto, ma di condividere un’esperienza in modo autentico sulla percezione di sé come donna, delle proprie difficoltà all’interno della società patriarcale». Oggi però questa ha un connotato leggermente diverso che, sempre secondo lei, «riguarda più il racconto del proprio percepito per chi sente l’esigenza di farlo. (L’autocoscienza ndr) ora riguarda più l’instaurazione di un dialogo per raccontare come si vivono certe dinamiche e approfondirle»

Elisa riscontra una dimensione ancora più personale, affrontando l’autocoscienza come «la distruzione in primis del patriarcato intorno a me… non è nulla di astronomico, è un’espressione di ciò che ti turba». Anche Giulia riflette sull’utilità che l’autocoscienza ha avuto prima su se stessa e poi nell’andare all’esterno, raccontando come questa sia «un modo per aiutare noi stesse per darci più carica per il futuro, per ascoltarci e farci ascoltare, in modo da raggiungere più persone possibili». Questi momenti di condivisione sono dunque utili a livello introspettivo, ma abbiamo fatto approfondire alle intervistate la loro validità, utilità e importanza all’interno del distretto ceramico, contesto nel quale dice Silvia «tematiche come femminismo e problematiche sociali annesse sono state trattate solo in maniera parziale e poco dal basso, con iniziative principalmente di empowerment femminile ma poche riguardo alla propria e l’altrui percezione femminile». Elisa inoltre riflette sulla direzione innovativa e progressista presa dalla città di Sassuolo su certi temi, mentre la mentalità sociale e culturale a suo avviso «rimangono indietro… non siamo l’ultimo paesello di provincia e dovremmo sfruttare le opportunità che abbiamo per guardare non solo al futuro delle ceramiche; per portare la rivoluzione all’interno di un contesto simile serve l’autocoscienza per farsi domande, comprendersi e comprendere e per avere la criticità di non dare per scontato atteggiamenti patriarcali, saperli riconoscere insomma»

Giulia in particolare, essendo anche consigliera del Comune limitrofo di Fiorano, riflette sul suo impatto politico esprimendo come «spesso all’interno delle situazioni mi sento poco libera, o di poco impatto, grazie a “Oltre la bolla” ho l’opportunità di avvicinarmi alle persone del Comune nel quale sono consigliera, confrontando e ascoltando quelle che sono le loro difficoltà, portandole poi in consiglio… nel distretto ceramico a livello istituzionale di queste cose non si parla, invece dovrebbero essere discusse, perché si potrebbero aiutare anche le persone che verranno dopo di noi. È vero che per ora non abbiamo toccato troppi Comuni, ma sento che con il collettivo riusciremo ad andare oltre».

Questo articolo è stato scritto nell’ambito del laboratorio di scrittura giornalistica dell’Università di Firenze.

 

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