Ogni giorno da due anni stiamo assistendo a un massacro. Una guerra che non è una guerra, ma un genocidio
di Lorenzo Chiaro – Foto cover di Saeed Jaras
Lo so come ti senti, lo so cosa pensi. Dentro di te c’è quel senso di impotenza, di inutilità che ti distrugge. Vorresti cambiare le cose con uno schiocco di dita, in questo momento. Magari proprio adesso, ma non puoi farlo. Ogni giorno da due anni stiamo assistendo a un massacro umano a Gaza. Settimane, mesi, anni in cui vediamo immagini devastanti di civili uccisi in modo atroce dagli attacchi dell’esercito israeliano. Una guerra che non è una guerra, ma un genocidio. Un fatto ormai documentato per il quale si sono esposti i più grandi esperti e per il quale, già 16 mesi fa, la Corte Internazionale di Giustizia ha chiesto misure urgenti. Non si discute su questo punto, non lo si può più fare.
Foto di Mohammed Hajjar
Sessantamila, lo scrivo a lettere, sono i morti. Molti cadaveri sono ancora sotto le macerie dei palazzi e non sono stati ancora contati. Come non sono stati considerati numerosi dei morti in ospedale. Secondo i medici che hanno operato nelle Striscia, in un giorno (il 28 marzo 2025 ndr),
“su 120 persone che sono arrivate in ospedale, 90 erano già morte, 18 sono entrate in sala operatoria e solo 6 hanno superano le 48 ore seguenti”. Una data come tante altre nella Striscia di Gaza. Questi sono i numeri di ospedali Ong che non hanno i materiali per le cure sanitarie perché bloccati da mesi. Come bloccate sono le risorse alimentari, fermate dall’esercito israeliano che ha occupato il Corridoio di Filidelfia, al confine con l’Egitto e alle porte di Gaza.
Foto di Mahdy Zourob
Ieri, 29 maggio 2025, Netanyahu ha definito una bugia la presenza di “una politica basata sulla fame. Questa è la moda del momento. È falso – ha proseguito -. Stiamo colpendo Hamas. Non stiamo colpendo la popolazione civile. Sia permettendo ai civili di lasciare i teatri di combattimento sia fornendo loro i beni essenziali: cibo, acqua, medicinali. Questo è ciò che il diritto internazionale e il buonsenso richiedono […] ed è per questo che la popolazione non ha vissuto alcuna carestia di massa”. Negare. Negare fino alla fine. Negare la realtà che tutti stiamo vedendo, fino a mettere in discussione chi riesce a offrircela con fotografie e video devastanti. Come il progetto “I Grant You Refuge” con i sei fotoreporter che ci hanno donato le immagini per mostrarvi la verità di Gaza e ai quali va in il nostro ringraziamento. E fa venire i brividi sentire un Governo distorcere un’evidenza tale, con una calma e pacatezza disorientanti. Una vergogna, non c’è altro modo per descriverlo.
Foto di Jehad Al-Sharafi
Come una vergogna deve essere per tutti noi la posizione del governo italiano di fronte a tutto questo. Ricordiamoci di come passeremo alla storia: “Sì alla revisione dell’accordo di associazione di Israele, ma Italia e Germania votano contro”. Il 21 maggio 2025, l’Italia è uno dei due paesi in Europa che non condannano concretamente Israele. Cosa fare, dunque? La risposta c’è ed è concreta più di quanto non possa sembrare. Manteniamo alta l’attenzione. Parliamo di quello che sta succedendo. Mostriamolo. Determiniamo il nostro pensiero, il nostro sentimento, ogni qual volta abbiamo una possibilità. Se avete l’occasione di informarvi e approfondire, fatelo. Se avete la possibilità di scegliere tra giusto e sbagliato, usatela.
Foto di Omar Ashtawy
E quando arriverà il momento per le vostre parole, fatele sentire. Per protestare, per esprimervi, per combattere contro chi ha fatto tutto questo o lo ha permesso. Tutti noi siamo Gaza. Lo so come ti senti, come una piccola goccia nell’Oceano, come un puntino in una mappa immensa. Come proprio quel piccolo pezzo di terra che dobbiamo chiamare e riconoscere come “Palestina”.
Ma ricordati sempre che il mondo esiste proprio grazie a tanti piccoli puntini. A tante piccole menti e alle decisioni che queste, insieme, prendono. E oggi, come domani e nei giorni che verranno, le nostre decisioni dovranno essere sempre contro chi sta uccidendo la nostra
umanità. Contro chi lo sta facendo da anni a Gaza.
Foto di Shadi Al-Tabatibi
Le immagini sono tratte da “I GRANT YOU REFUGE“, una mostra fotografica collettiva, curata da Paolo Patruno, il cui titolo trae ispirazione dall’omonima poesia della scrittrice e poetessa palestinese Hiba Abu Nada, uccisa nella sua casa nel sud di Gaza da un raid israeliano il 20 ottobre 2023.
La mostra si propone di dare voce e visibilità alle sofferenze e alle atrocità che il popolo palestinese sta subendo, nel silenzio assordante dei media occidentali, grazie alle straordinarie immagini fornite da sei fotografi della Striscia di Gaza, in rappresentanza delle decine di fotoreporter che vivono e lavorano nella zona, come testimoni oculari di uno dei conflitti più devastanti del nostro tempo.