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SENZATOMICA

Quando il disarmo parte da noi

di Miriana Fissi

Il disarmo non è solo una questione politica, ma anche un impegno di cui chiunque può farsi carico. Un cammino che parte dal cuore delle nostre convinzioni e arriva fino a scelte concrete. Questo è il messaggio che anima i creatori della mostra Senzatomica. Un’iniziativa che non solo denuncia i pericoli delle armi nucleari, ma che, attraverso installazioni immersive, testimonianze e attività di sensibilizzazione, invita a riflettere sul ruolo del singolo nella promozione della pace. Senzatomica nasce nel 2011, promossa e sostenuta dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, ispirandosi alla più ampia campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleare: Ican. Approfondiamo meglio con Andrea Yuji Balestra, coordinatore del dipartimento educazione di Senzatomica.

Si parla spesso di disarmo materiale, ma attraverso la mostra emerge come questo parta in primis da noi. Come potremmo applicare questi principi nella società di oggi?  
«Sul disarmo non c’è tanto dibattito pubblico in Italia, perché percepito come molto distante e tecnico. Tuttavia, ciò da cui cerchiamo di non discostarci mai nella campagna è il nostro sottotitolo: Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari’.  Le armi nucleari, infatti, stanno solo al vertice di una piramide: alla base esiste il pensiero che giustifica l’opzione di distruggere e annientare l’altro quando è percepito come minaccia. Quindi per riportare questo discorso a una dimensione concreta, utilizziamo la mostra che è il nostro strumento principale. Questa offre un percorso di coscientizzazione, in cui il visitatore, se lo desidera, può scegliere di prendere in mano le redini della propria vita e trasformare la propria esistenza».

Come rispondete a chi pensa che senza la deterrenza nucleare il mondo sarebbe ancora più instabile? 
«Il regime della deterrenza nucleare non offre una vera sicurezza. Ad esempio, viviamo nel falso mito che, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, le armi nucleari non siano più state utilizzate. In realtà, da allora, sono stati condotti oltre 2000 test nucleari in molte parti del mondo, in cui vivono delle popolazioni indigene. Inoltre basta davvero poco a destabilizzare gli equilibri esistenti. Infine, con la crescente automazione e l’emarginazione del decisore umano, il rischio di attacchi a sistemi nucleari da parte di gruppi terroristici o altre potenze, potrebbe minare completamente il concetto di deterrenza»

Le grandi potenze nucleari sembrano poco propense a rinunciare ai propri arsenali e ignorano trattati come quello di proibizione. Non è ingenuo pensare che possano disarmarsi spontaneamente?   
«In realtà non è ingenuo pensare che il trattato stia funzionando, poiché la società civile è compatta su questo fronte. Più di cento banche e istituti finanziari, tra cui una cinquantina con menzione d’onore, hanno smesso di investire direttamente negli armamenti nucleari e in tutte le attività collegate. La storia ci insegna che quando una società civile è informata e consapevole, la pressione che esercita è difficile da ignorare. Non è quindi solo un processo top-down, ma una forza che nasce dal basso, ed è per questo che ci impegniamo a informare i cittadini»

L’energia nucleare ha anche applicazioni pacifiche e sostenibili. Non c’è il rischio che questa campagna crei confusione tra l’uso civile e militare? 
«La campagna Senzatomica si concentra sulla trasformazione dello spirito umano. Non ci occupiamo di energia nucleare, ma a volte questa confusione è sintomo della frammentazione della nostra società e del rigetto che le persone hanno. Non tutti devono conoscere Senzatomica, ma il nostro impegno è proprio quello di sensibilizzare e comunicare il nostro messaggio».

Chi sono gli hibakusha? E cosa è il Tpnw?
«Hibakusha è un neologismo giapponese, composto da tre ideogrammi che significa: persone colpite da una grande luce’ riferendosi sia ai sopravvissuti della bomba atomica, che ai loro discendenti, che svilupparono malattie e modificazioni genetiche. Oltre alle gravi conseguenze fisiche, hanno dovuto affrontare uno stigma sociale significativo: oggetto di pregiudizi ed emarginazione. Si pensava infatti che il solo contatto con loro potesse essere causa di contagio. Oggi, questo termine, identifica una famiglia globale, includendo tutte le persone colpite dai test nucleari. Nel trattato sulla proibizione delle armi nucleari, gli hibakusha sono i capifila di un movimento mondiale per un mondo libero dalle armi nucleari»

Quali sono i risultati concreti che ha ottenuto la campagna Senzatomica fino a oggi? E quali i prossimi?  
«La campagna ha ottenuto numerosi risultati concreti dal 2011: la mostra è stata ospitata in oltre 80 città italiane, raggiungendo a oggi circa 450mila visitatori, di cui il 40% studenti universitari e scuole. L’ultima edizione, a Firenze, ha totalizzato 30mila  visitatori, di cui 13.311 studenti, il 45% del totale. L’obiettivo è che l’Italia firmi e ratifichi il Trattato sulla proibizione, mentre in linea più generale, vogliamo continuare a informare e promuovere l’educazione alla pace e al disarmo».

In un pannello all’uscita della mostra troviamo la frase “qui fuori comincia la pace se sarai anche tu a costruirla”. Qual è l’invito?  
«A prescindere dal messaggio è proprio bello che sia un periodo ipotetico se sarai anche tu a costruirla’. Questo perché non vogliamo trasmettere un senso di urgenza. Ognuno ha i propri tempi, e credo che questo sia particolarmente vero per la generazione Z, che non vuole sentirsi addossare responsabilità o costretta ad agire in un momento preciso.  È fondamentale che la riflessione nasca dentro di noi, ognuno decida in autonomia, quando e come assumersi questa responsabilità. Tuttavia, questa consapevolezza, richiede una trasformazione interiore, un cambiamento dello spirito e del sistema valoriale»

L’articolo è stato realizzato all’interno del “Laboratorio di comunicazione, scrittura e giornalismo” dell’Università di Firenze.

 

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