Dopo dieci anni Lisa Palanti si guarda indietro e ci racconta la vicenda che ha cambiato la sua vita
di Gaia Lazzeretti e Valentina Borri
Vari attentati si verificarono nella capitale francese il 13 novembre del 2015, il primo dei tanti vide coinvolte Lisa Palanti e Eleonora Talli, ragazze ventenni di Lastra a Signa, andate nella città in visita a un’amica. Le ragazze, al momento dell’attentato, si trovavano a cena nel ristorante “Café Bonne Bière”; inizialmente confuse pensarono che gli spari, provenienti dall’esterno, fossero petardi ma dopo, vedendo cadere i clienti seduti al di fuori del ristorante, realizzarono cosa stesse succedendo.
Lisa rimase pietrificata, ma con la prontezza di Eleonora, si salvarono rifugiandosi in bagno insieme al personale e ai clienti del ristorante. L’attentato durò circa 10/15 minuti ma per le ragazze il tempo si dilatò. Una volta terminati gli spari arrivarono i soccorsi e tutti i superstiti vennero scortati in un teatro blindato, a contatto con medici e psicologi.
«Nei giorni successivi – riferisce Lisa Palanti – ero a mille, avevo una botta di adrenalina. Il crollo emotivo – racconta la ragazza – si è verificato dopo un mese dall’accaduto». Eleonora e Lisa si sono sostenute a vicenda, e potendo usufruire l’una dell’appoggio dell’altra, hanno affrontato e superato insieme questo episodio, che ha cambiato le loro vite.
Oggi Lisa guarda in modo positivo ciò che è successo, non ci soffre più. «È stata una grande lezione per me – riferisce la ragazza – non mi influenza più se non a cena fuori, quando sento la necessità di guardare la porta per avere sicurezza».
Attraverso il percorso con uno psicologo è riuscita a metabolizzare l’accaduto. «I dettagli del trauma con il tempo si affievoliscono e spariscono, nonostante lo psicologo cerchi di farli riemergere» afferma la ragazza.
Da anni, Lisa e Eleonora, sono invitate a commemorare le 130 vittime degli attentati.
«Sento il bisogno di andare per chiudere questo capitolo e per ricordare, anche se tornare è destabilizzante. Ogni volta che c’era un attentato, che fosse a Nizza o Bruxelles, era come riviverlo perché anche se ero a casa al sicuro, con la mia famiglia, mi immedesimavo in quello che le persone stavano vivendo; ogni volta facevo un passo indietro nel mio percorso di metabolizzazione e ripiombavo in ciò che era successo» conclude Lisa.
L’articolo è stato realizzato all’interno del laboratorio “Il giornalismo in classe” al Liceo Russell Newton si Scandicci.