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Povera Sanità

Sistema sanitario pubblico in crisi
e sfera privata che prende sempre più campo.
Come ci siamo arrivati? Era tutto previsto?

di Lorenzo Chiaro

Un diritto è un qualcosa di sottile, leggero, almeno all’apparenza. Materialmente non lo puoi vedere, non lo puoi sentire e non lo puoi toccare. Ma allo stesso tempo ti vede, ti sente e soprattutto, ti tocca. È qualcosa di estremamente delicato, il diritto, ma anche di estremamente grande, potente. E, si sa, non si può scalfire qualcosa di importante in poco tempo. Ci vogliono anni, a volte decenni. E succede solo se fatto a piccole dosi, a piccoli prelievi, per meglio dire. Goccia dopo goccia, fino a che piano piano non lo si vede crollare. E, data questa leggera ma continua scalfittura, del diritto che collassa non ce ne accorgiamo nemmeno.

Il sistema sanitario italiano è da sempre un esempio per il mondo intero. Le persone in Italia hanno il diritto di essere curate al di là della situazione sociale ed economica in cui sono, indistintamente. Che bello: un paese, l’Italia, in cui la salute e le cure del cittadino, secondo l’articolo 32 della Costituzione, devono essere garantite. Con questi “privilegi” siamo nati e a questi principi ci siamo abituati, tanto che non ci facciamo nemmeno più caso, dandoli per scontati. Oggi però tutto questo è messo in grande discussione, con problematiche che finora non avevamo mai dovuto affrontare.

Foggia, 6 settembre 2024. “Urla e violenze, in corsia come in trincea”. Medici e infermieri si barricano in un ambulatorio con circa 50 persone fuori dalla porta. Un chirurgo viene colpito al volto con dei pugni e una dottoressa riporta una frattura alla mano.

Napoli, 15 settembre 2024. “Mi hanno rotto il naso a pugni. Ho lasciato il pronto soccorso e adesso lavoro con serenità”.

Cittadella, 2 novembre 2024. “Uomo arrestato dopo l’irruzione in un ospedale dove ha aggredito il personale sanitario con un coltello”.

Si potrebbe continuare per ore a elencare questi episodi perché oggi le aggressioni ai medici, solo quelle denunciate, sono circa 16mila all’anno. Non sono che l’effetto ultimo, la punta dell’iceberg, di un processo in cui la sanità pubblica, pilastro del nostro paese, si sta avvicinando a un collasso iniziato, come vedremo, un decennio fa, quando ancora non potevamo sentirlo. Da allora, una serie di scelte sbagliate, di valutazioni errate, una totale mancanza di programmazione e pianificazione, hanno portato a questi episodi e a un apparato in crisi.

Ma come è possibile che un sistema, modello nel mondo, sia oggi in uno stato sempre peggiore? In che condizione sono i medici e gli specializzandi che saranno il futuro del sistema sanitario? Si può intervenire o è troppo tardi? E soprattutto, tutto questo era prevedibile?

 

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