Dal 2016. Edera - La cultura cresce ovunque
Mensile di attualità e reportage dal mondo.
Indietro

FACCIA A FACCIA COL DOLORE

L’intervista a Lorenzo che racconta la tragedia in via del Parlamento Europeo a Scandicci che ha tolto la vita a un suo giovane amico

di Niccolò Politi e Massimo Casini

Abbiamo incontrato e intervistato Lorenzo, nostro ex compagno di classe, che è stato molto disponibile nel raccontarci la tragedia avvenuta il 28 settembre 2024 in via del Parlamento Europeo a Scandicci che ha tolto la vita a un suo giovane amico lastrigiano.

Abbiamo deciso di affrontare questa vicenda innanzitutto per la vicinanza d’età col ragazzo deceduto e, in secondo luogo, poiché ci ha ricordato quanto sia fragile la vita e quanto sia facile perdere persone care in un attimo. Discutere di un tema così doloroso può aiutarci a crescere come individui e comunità, incoraggiandoci a fare scelte più sicure e consapevoli.

Ciao Lorenzo, innanzitutto volevamo rivolgerti le nostre condoglianze e successivamente volevamo chiederti cosa ricordassi del tuo amico prima dell’incidente.
«Era un ragazzo molto solare, sorridente e che si arrabbiava raramente. Si era fidanzato da poco, faceva volontariato e andava spesso in chiesa, era un esempio per noi».

Che tipo di rapporto avevate?
«Il nostro rapporto è nato dalla passione per le moto. Mi chiedeva spesso se fosse possibile apportare determinate modifiche e, quando comprava nuovi pezzi, veniva nel mio garage e glieli montavo io personalmente».

Ci potresti descrivere l’incidente, anche se sappiamo che può essere difficile
parlarne?
«Lui era in sella alla mia moto, mentre io su quella del mio migliore amico. Le stavamo provando in via del Parlamento Europeo fin quando, girandomi un attimo, ho visto la moto sollevarsi da terra e F. andare a sbattere molto forte contro un palo e accasciarsi lì accanto».

Quale è stata la tua reazione all’incidente?
«Ero sotto shock, incredulo, non riuscivo a credere di assistere a una vicenda del genere. Non riuscivo a guardare il sangue e la moto distrutta».

Come hai affrontato il dolore subito dopo la sua morte?
«Il dolore non si è manifestato subito, ero talmente confuso e sopraffatto da mille emozioni che non mi è scesa neanche una lacrima. La persona che mi ha aiutato a metabolizzare l’accaduto è stata lo psicologo, ma anche il tempo ha avuto un ruolo cruciale».

C’è un momento della vostra amicizia che ricordi con particolare affetto?
«Non ho un momento particolare, ma il nostro rapporto, come detto in precedenza, si basava sulla passione per le moto e sul vederci nel mio garage in tante occasioni diverse per apportare modifiche a quest’ultime».

Pensi che l’incidente abbia cambiato qualcosa in te o nella tua visione della vita?
«Sicuramente l’incidente ha cambiato la mia visione su ciò che mi ripetevano sempre i miei genitori, ovvero sul non far provare a nessuno la mia moto perché, come in questo caso, non pago solo io il prezzo con i danni alla moto, ma soprattutto ha pagato i danni anche lui con la sua vita. L’andare veloce sulla moto è una cosa che mi piace, mi dà adrenalina tuttavia, dopo l’accaduto, avrò un occhio di riguardo anche su questo».

Hai avuto modo di incontrare la sua famiglia o gli altri suoi amici dopo l’incidente?
Come ti sei relazionato con loro?
«I suoi familiari li ho visti quando sono andato a trovarlo all’obitorio, li ho solo abbracciati, non sono riuscito a parlare con loro, cosa che invece hanno fatto i miei genitori. Con i suoi amici ho parlato e continuo a ci parlo tutt’ora perché li conosco bene. Ci sono rimasti davvero male, in particolare il suo migliore amico con il quale ho potuto parlare privatamente più volte e ci siamo aiutati nel superare la vicenda».

C’è qualcosa che vorresti dire al tuo amico, se avessi l’opportunità di parlargli ancora oggi?
«Gli chiederei come va col pistone nuovo che aveva appena comprato e quale altra modifica vorrebbe fare alla sua moto per ritrovarci, anche col suo migliore amico, per l’ultima volta nel mio garage».

Infine, in che modo continui a ricordarlo ancora oggi?
«Spesso cerco di non pensarci per evitare di risentire il dolore di quel sabato pomeriggio però, altrettanto spesso, assieme al nostro gruppo ci ritroviamo al palo dove ha perso la vita per parlare del più e del meno e per fargli compagnia».

L’articolo è stato realizzato all’interno del laboratorio “Il giornalismo in classe” al Liceo Russell Newton si Scandicci.

Richiedi ora la copia che cerchi dall'archivio di Edera

Ti risponderemo in base alla disponibilitÃ