Diego Pisani, giocatore della fiorentina under 18, risponde alle domande su quello che si prova a essere un giocatore di calcio vicino al traguardo della serie A
di Francesco Masi
Il centrocampista della Viola nato nell’agosto del 2007 si rende protagonista, oltre che dentro, anche fuori dal campo rilasciando la sua prima intervista.
Nato a Firenze già con il pallone tra i piedi, Diego Pisani incomincia a fare i primi tiri all’età di 5 anni alla Lastrigiana, società di cui il padre è vicepresidente.
A soli 9 anni, reduce da un’ottima stagione, arriva la chiamata della Fiorentina che Diego commenta così: ‘’Non realizzavo… Rivivere quei momenti è tutt’oggi fantastico! Ricordo ancora l’emozione indescrivibile che porterò sempre con me! Ero emozionato e contento nel visitare il campo di allenamento e di poter incominciare questa mia nuova sfida’’.
Sfida ostica che tutt’ora continua, con un percorso di alti e bassi in cui non sono mancati anche momenti critici “ho spesso periodi di difficoltà, ma con pazienza cerco di superarli ogni volta, mollare non è mai stata un’opzione, amo troppo questo sport”.
Diego riesce a scalare alcuni importanti traguardi, come salire nella prima squadra tra le tre per categoria, le chiamate in Nazionale e gli esordi nella Primavera Viola.
Ci sono anche i momenti problematici come gli infortuni, le delusioni, le incomprensioni con lo staff in un ambiente altamente competitivo.
In questo sta avendo un ruolo fondamentale anche la figura del padre, il suo più grande fan ma anche maggiore confidente con cui è molto legato. È lui che non carica il figlio di eccessive pressioni e aspettative e che lo protegge soprattutto nei momenti bui.
Giocare in una squadra professionistica impone anche uno stile di vita diverso dai coetanei a cui Pisani però non dà eccessivo peso. «È vero – spiega – non ho tanto tempo libero, ma sfrutto ogni instante e occasione per vedermi con i miei amici storici e divertirmi. Il tempo che sacrifico è compensato dalle soddisfazioni che provo nel fare belle partite e grandi esperienze che difficilmente dimenticherò, tutte finalizzate per onorare il mio più grande sogno…». Quale? «Quello di poter giocare prima o poi in Champions League». E a queste parole gli si illuminano gli occhi e si capisce dal suo sguardo la differenza tra un normale giocatore di calcio e uno che vuole arrivarci a tutti i costi a parità di mezzi tecnici.
Chiediamo quali sono le sue altre aspettative e il ragazzo fiorentino risponde con serenità «contemporaneamente al calcio mi piacerebbe laurearmi e dopo aver finito di giocare vorrei anche diventare un allenatore».
L’articolo è stato realizzato all’interno del laboratorio “Il giornalismo in classe” all’Istituto Russell Newton di Scandicci.