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ELBA IN VISTA… MA NON TROPPO

Il fascino complicato dell’isola toscana

di Camilla Matacera

Immagina di dover prendere un traghetto ogni volta che hai un’urgenza, un appuntamento importante o semplicemente devi spostarti per lavorare. Immagina anche di sapere che quel traghetto potrebbe non essere puntuale, che le corse potrebbero essere insufficienti e che, se ti serve un posto all’ultimo minuto, forse non lo troverai. 

L’Elba è un paradiso a cielo aperto, ma arrivarci potrebbe essere una scommessa, soprattutto da quando, agli albori del novembre 2024, la linea Moby Lines ha deciso di tagliare drasticamente le navi mettendo in ginocchio l’isola. Pensa dover affrontare un’emergenza medica e scoprire che l’unico traghetto che ti può portare fuori è stato cancellato o è in ritardo: è successo a Loretta, che per la poca presenza di navi non è riuscita a fare una visita importante, e questo non è un episodio isolato: per molti, il traghetto è una questione di vita o di morte. Non è solo un mezzo per andare in vacanza, ma una connessione fondamentale con il continente, e «quando questa connessione si rompe, i danni si sentono», spiega Marco, ormeggiatore presso il porto di Portoferraio.

Visto che lavori in questo settore, a cosa è dovuta la scelta della Moby? 

«Sicuramente ad una questione finanziaria. La regione nel 2014 ha deciso di sovvenzionare la compagnia Toremar, lasciando invece la Moby a confrontarsi col mercato privato. L’armatore negli ultimi anni ha subito perdite finanziarie importanti e questo ha portato alla decisione di diminuire il traffico delle sue navi».

Come ha influito sulla vostra attività la decisione della Moby?

«Noi lavoriamo con le prestazioni delle navi, se mancano navi mancano collegamenti e inevitabilmente subiamo delle perdite, anche economiche. Abbiamo dovuto fare dei tagli di personale e anche di stipendio, ne abbiamo risentito e non poco»

Cosa accadrà con l’arrivo della stagione? 

«Vedremo sicuramente più corse, ma il numero di navi non aumenterà, alcune sono state già mandate al taglio (dismesse) e la Moby gestirà la stagione estiva con solo 3 traghetti»

Come vengono affrontati i disagi legati alle corse al completo e ai prezzi considerati troppo alti?

«Una soluzione è stata quella di permettere al passeggero di passare da una nave Toremar a Moby con lo stesso biglietto. Cambiano però le tratte: non si può utilizzare un biglietto per la tratta Piombino-Portoferraio se si vuole prendere invece la nave per Rio Marina. Dobbiamo anche dire che le compagnie hanno spese importanti e io non me ne occupo nel dettaglio. Sicuramente ci sono questioni economiche sotto che fanno alzare il prezzo del biglietto»

Quali azioni dovrebbero essere intraprese per migliorare la situazione? 

«Dobbiamo capire cosa succederà agli slot delle compagnie data la proroga del bando. Speriamo di trovare una regione più attiva, che stimoli altre compagnie, o perché no, la Moby stessa a tornare a viaggiare sul nostro mare»

Qual è la tua opinione in qualità di cittadino dell’isola? 

«Questo periodo invernale è stato difficile da gestire, perché le navi disponibili sono poche e gli orari sono ancora meno. In particolare per chi utilizza la connessione con il continente per motivi scolastici o medici, che è il disagio più grande che stiamo vivendo»

Anche Chiara, residente a Capoliveri, crede che sia necessaria una soluzione urgente: «magari non finiremo per essere isolati completamente» racconta la ragazza, «ma tutti abbiamo un po’ paura». 

Hai mai perso un appuntamento importante a causa dei disservizi dei traghetti?
«Essendo una studentessa universitaria che ha scelto di tornare a vivere sull’isola, il disservizio mi ha creato qualche difficoltà. Ad esempio, mi è capitato di dover rinviare un esame, ma ho imparato che, in casi come questi, è meglio organizzarsi e pernottare fuori, visto che le corse sono spesso inaffidabili»

Pensi che le giovani generazioni siano particolarmente colpite da questi disagi? 

«Sì, soprattutto in ambito scolastico. La maggior parte degli insegnanti sono pendolari e le corse che dovrebbero essere sicure per questo tipo di professione non sono quasi mai garantite, i giovani si ritrovano spesso a non fare lezione»

Nonostante ciò che hanno raccontato da Chiara e Marco, c’è sempre un aspetto positivo da cogliere. Magari una lunga traversata può insegnare che per arrivare a destinazione bisogna fare una pausa e lasciare andare la fretta. L’Elba avrà tanti difetti, ma nessuno abbastanza grande per non visitarla neanche una volta!

 

L’articolo è stato realizzato all’interno del “Laboratorio di comunicazione, scrittura e giornalismo” dell’Università di Firenze.

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