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Se il diritto allo studio prende voce

Servizi e disservizi raccontati dagli studenti di Siena

di Yasmina Nunziata

Se l’educazione è un diritto, allora anche i servizi che la supportano devono essere garantiti. Il diritto allo studio si estende a servizi come la borsa di studio, che offre supporto economico, la mensa universitaria, che garantisce l’accesso a pasti e tariffe agevolate, e le residenze, che assicurano una sistemazione adeguata, creando così una rete fondamentale che rende possibile agli studenti concentrarsi sul loro percorso accademico senza dover affrontare ostacoli economici e logistici. A seguito della mobilitazione del 21 febbraio a Siena contro i tagli ai servizi del diritto allo studio, quattro studenti hanno condiviso i loro punti di vista, offrendo un quadro riguardo alle problematiche derivanti dalla gestione dei servizi essenziali.

Giorgia, studentessa fuori sede al terzo anno dell’Università per Stranieri, racconta le sue principali difficoltà in termini di diritto allo studio.

«Nel mio caso, il primo anno ho richiesto la borsa di studio e ho ricevuto sia la quota monetaria che l’accesso alla mensa, ma l’assegnazione della residenza è arrivata dopo un anno di attesa. È una situazione gravissima. I miei genitori hanno dovuto aiutarmi e molti studenti, come me, si vedono costretti a lavorare per mantenersi, il che influisce sul loro percorso universitario. Ho richiesto la residenza nel settembre precedente e me l’hanno assegnata solo un anno dopo, dicendomi che forse sarebbe stato meglio richiederla subito perché il bando stava per scadere. Quest’anno ho fatto di nuovo domanda, e a oggi sono ancora tra i 360 studenti che non sono stati convocati».

Giorgia prosegue parlando delle difficoltà anche sul fronte mensa: «Per quanto riguarda la mensa, c’è solo una struttura nel centro di Siena. Le tariffe sono state aumentate, causando un grande calo dell’affluenza. Io vivo a mezz’ora a piedi dalla mensa e spesso è scomodo andarci. L’attesa è lunga, con code interminabili. Se vivessi in una residenza universitaria o ci fosse una mensa aggiuntiva, la situazione sarebbe diversa. Una mia collega si è trovata un elastico nell’insalata, e ho sentito di altri episodi simili, che dimostrano una totale disattenzione. Il servizio è pessimo».

Le immagini dalla manifestazione del 21 febbraio a Siena

Anche Aurora, borsista e studentessa al secondo anno del corso di Scienze della Comunicazione, condivide la sua opinione in merito ai tempi d’attesa per l’assegnazione dell’alloggio: «L’anno scorso, pur avendo la possibilità di richiedere l’alloggio essendo borsista, ho scelto di pendolare e di richiedere solo la parte monetaria. Quest’anno, però, a causa degli orari delle lezioni che finiscono tardi, vivere a Chianciano è diventato difficile, soprattutto perché la zona non è ben collegata con Siena. Ci sono solo due pullman al mattino, alle 6 e alle 8, e da Siena solo due corse al pomeriggio, alle 14 e alle 18. Per tale motivo, quest’anno ho deciso di richiedere anche l’alloggio. Ho fatto la domanda, ma sono ancora in attesa e sono stata spostata in graduatoria di vari posti; teoricamente, dovrei di rientrare nelle prossime convocazioni».

Aurora continua poi a parlare delle difficoltà legate agli scorrimenti delle graduatorie.

«Ho sentito di alcuni miei colleghi, che abitano più lontano da me, e che sono riusciti ad ottenere l’alloggio – spiega -. Non so secondo quali ragionamenti il Dsu decida di assegnare prima l’alloggio ad alcune persone, non lo so dire. Per quanto riguarda me, le convocazioni sono un po’ più lente quest’anno rispetto allo scorso anno, quando i posti venivano assegnati più velocemente. A volte vengono convocate 80 persone, altre volte solo 5, e questo, secondo me, è un problema. Per quanto riguarda la mensa, non mi sono mai trovata male, i pasti sono buoni, ma ho sentito voci discordanti sulla qualità del cibo. Alcuni si sono trovati male, mentre altri dicono che si mangia bene».

Ludovica, studentessa all’ultimo anno di Medicina e Chirurgia, condivide il suo punto di vista riguardo alle difficoltà nel garantire il diritto allo studio e la qualità dei servizi offerti: «Per quanto riguarda il diritto allo studio, credo che non sia garantito a tutti. Anche chi avrebbe bisogno, purtroppo, per un parametro o un altro non rientra nei requisiti. Le condizioni per usufruire del servizio e mantenerlo sono piuttosto stringenti. Personalmente, non rientro nei requisiti economici, ma conosco altre persone che non riuscivano a fare domanda per via di requisiti come i crediti, e molti non rientravano nelle graduatorie». 

In merito alla mensa, Ludovica spiega: «Non sono borsista, ma frequento la mensa. Andavo più spesso negli scorsi anni, poi verso la fine del 2022 e l’inizio del 2023 c’è stato un aumento delle tariffe, che ha reso quasi non conveniente mangiare in mensa. Prima le tariffe erano agevoli e proporzionate al reddito, ma con l’aumento ho cercato di provvedere da sola, perché non conveniva più. A livello qualitativo, la mensa di San Miniato, che si trova fuori dal centro, credo sia migliore rispetto a quella di Sant’Agata, anche se non è sempre stato così. Ho notato un calo della qualità, e qualche tempo fa sono stati trovati insetti nei piatti (come è stato documentato dalla pagina Instagram Spotted ndr). A livello igienico, anche questo è stato un motivo di allontanamento. Inoltre, manca una mensa centrale. Prima c’era la mensa Bandini, che è stata chiusa, e ora manca un punto centrale. Credo, per chiudere, che ci sia una certa sproporzione».

Rocco è uno studente al secondo anno di Giurisprudenza ed è un rappresentante degli studenti. 

È candidato in due organi: il Cts (Consiglio Territoriale Studentesco), che si occupa delle tematiche legate al Dsu e collabora con il Dsu Toscana, e il Comitato della Didattica, un organo interno alla facoltà di Giurisprudenza. 

Ha raccontato quanto la spesa per la mensa incida sul suo bilancio mensile da studente. «Sono uno studente in sede e pago la tariffa massima in mensa – spiega – una spesa che incide moltissimo sul mio bilancio. La maggior parte dei miei amici sono borsisti e, avendo il pasto gratuito, usufruiscono della mensa, che è un servizio fondamentale non solo per il sostentamento, ma anche come luogo di socialità. O meglio, lo era, prima che le tariffe aumentassero. Oggi, un pasto mi costa 8,90 euro; se faccio pranzo e cena, spendo 18 euro al giorno. Questa differenziazione delle tariffe ha colpito tutti, tranne i borsisti che continuano a beneficiare del pasto gratuito. Di fatto, la mensa è diventata la ‘mensa dei poveri’, riservata quasi esclusivamente a chi ha diritto alla borsa di studio, perché chi deve pagare quelle cifre difficilmente la sceglie. Ed è un problema serio, perché la mensa sta perdendo il suo ruolo aggregativo. Ho analizzato il bilancio previsionale approvato nel Cda del Dsu e, purtroppo, non è prevista alcuna politica di riduzione delle tariffe».

Sulla qualità e la gestione delle mense universitarie Rocco sottolinea che «parlare di una seconda mensa in centro sembra ormai un’utopia, e la qualità del cibo ha raggiunto i minimi storici. Facendo un confronto, la mensa di San Miniato, che si trova fuori dal centro ed è a gestione diretta del Dsu, offre un servizio nettamente migliore rispetto a Sant’Agata, la mensa centrale gestita da un privato. Nei pasti sono stati trovati bachi, elastici per capelli, capelli stessi. È deprimente per uno studente borsista che, magari, in un periodo di difficoltà economica, non ha alternative e deve mangiare tutti i giorni in queste condizioni».

Il quadro emerso dipinge una realtà complessa, segnata da disagi riguardanti servizi essenziali come mensa e residenze. Con i tagli ai servizi del diritto allo studio, il dibattito resta aperto mentre la voce degli studenti continua a farsi sentire per salvaguardare l’accesso ai servizi legati al diritto allo studio.

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