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CASE DEL POPOLO VI VOGLIO BENE

L’evoluzione dei circoli nell’hinterland pisano

di Matteo Angelozzi

Tra un bicchiere di spuma e uno di “vinello rosso”, le case del popolo brulicavano di anziani e giovani che fra una partita a biliardino, una a carte e 50 lire spese al jukebox incendiavano l’hinterland toscano fungendo da luogo di aggregazione e di ritrovo.

Politica, donne e sport erano gli argomenti principali dei frequentatori, come racconta Bertolucci Jr. in Berlinguer ti voglio bene. Per capirne lo sviluppo negli anni bisogna parlare con chi i circoli li ha vissuti dalla nascita fino ai giorni nostri. Grazie alle testimonianze di Andrea e Roberto (un tesserato e un consigliere di due circoli della provincia di Pisa), possiamo ripercorrerne l’ascesa e il declino.

Andrea, iscritto da quando era ventenne al circolo Arci di San Giuliano Terme (Pi), racconta come questi fossero luoghi di ritrovo al chiuso per i ragazzi, in particolar modo negli anni ’70 e ’80, in contrapposizione con la parrocchia. Al circolo potevi trovare il biliardino, il ping-pong, il jukebox, mentre i più sedentari potevano destreggiarsi con parole colorite durante una partita a briscola. Non meno importante era la componente politica che influenzava la tipologia di partecipante. 

Roberto, consigliere ottantaduenne del circolo di Pappiana (Pi), sottolinea quanto ancora sia un punto fondamentale per gli anziani del paese, soprattutto per chi non ha altri posti dove andare. Ormai, però, la storia ha fatto il suo corso. I circoli sono, oggi, luoghi depoliticizzati in cui non è raro trovare frequentatori apolitici o appartenenti a partiti politici opposti. Il cambiamento non ha influito esclusivamente sulla questione politica, ma ha portato anche a una perdita di centralità nella funzione di aggregazione sociale. Andrea pensa che questo sia dovuto a un mutamento in primis della società sia da un punto di vista sociale che culturale. A questo segue, poi, la questione demografica. «I paesi rurali d’Italia si stanno svuotando – aggiunge – ci sono meno giovani e quelli rimasti non sono interessati ai circoli, in quanto, probabilmente ,hanno altri luoghi di aggregazione come la rete e i social». 

Roberto è più ottimista, a Pappiana un terzo dei consiglieri è giovane. Il consiglio del circolo cerca di coinvolgere sempre più ragazzi con diverse attività per sottolineare quanto questo sia un luogo di ritrovo adatto a tutti, non solo agli anziani che si divertono con la tombola, il burraco e il karaoke. Questi espedienti permettono ai circoli di rimanere aperti e andare avanti nonostante l’incremento insostenibile dei costi di gestione. Tutto ciò che ha a che fare con la cultura e la visione politica, secondo Andrea, è scomparso. Esistono dei casi eccezionali come il circolo di Molina di Quosa (Pi), gestito interamente da volontari che propongono cene, iniziative culturali e cine-forum.

In generale, almeno nel Lungomonte Pisano, continuano a esistere diversi circoli grazie all’impegno insostenibile di chi ci crede ancora, come Roberto. «Noi ci impegniamo – dice – quelli che erano ragazzini un tempo sono rimasti e sono cresciuti con noi. Vogliamo bene al nostro circolo. Io a 82 anni sono ancora qui perché sono stato il primo a mettersi in lista per far vedere che anche gli anziani ci tengono. Noi siamo innamorati, questo posto l’abbiamo creato e ora farcelo andar via dalle mani non è possibile!».

Anche Andrea pensa che i circoli non spariranno. Nonostante le difficoltà, la mancanza di fondi, di sostegno e di stabilità ci sono persone che credono ancora nel lavoro che hanno iniziato anni fa per far sì che questi luoghi di aggregazione e di ritrovo rimanessero a disposizione di tutta la popolazione.

L’articolo è stato realizzato all’interno del “Laboratorio di comunicazione, scrittura e giornalismo” dell’Università di Firenze.

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