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BOOKTOKER

Gli influencer dei libri

di Chiara Cirillo

Nato su TikTok America nel 2020, il fenomeno del BookTok ha dato voce a generazioni di lettori e lettrici di tutto il mondo. I booktoker (questo è il loro nome) sono influencer che, dal proprio amore per i libri, hanno creato una grande community online con la quale interagire con gli accaniti amanti della lettura. 

Per parlare del fenomeno abbiamo intervistato Giulia Betti, una giovane booktoker che da un anno, sul suo profilo, racconta e consiglia i libri più amati dal pubblico.

Ciao Giulia. Puoi parlaci di te e della persona che c’è dietro il profilo BookTok?

«Ho sempre avuto molta affinità con i libri, fin da bambina. Inizialmente guardavo le recensioni degli utenti su YouTube, ma con l’arrivo di TikTok qualche anno dopo, mi sono affacciata timidamente alla piattaforma. Inizialmente ero solo una spettatrice; guardavo i contenuti sui libri fatti da altri creator perché temevo i giudizi delle persone. È stata mia sorella a spingermi a superare la mia paura e a pubblicare i primi video sul profilo».

Qual è stato uno dei primi video che hai pubblicato?

«Da grande fan dei libri di Bridgerton, ho pensato che in occasione dell’uscita della terza stagione dell’adattamento televisivo, molti potessero non conoscere la storia originale. Quindi, i primi video che ho pubblicato sono stati proprio riassunti e recensioni di Bridgerton».

Quando parli di un libro sul BookTok, dove prendi ispirazione? Vai in base alle tendenze o a tuo gusto personale?

«Dipende. Molti libri che recensisco sono classici che studio all’università; quindi, colgo l’occasione per condividerli. Ma, in generale, posso dire metà e metà. Guardo le recensioni e i consigli di altri creator e prendo ispirazione. Se parlano di un genere letterario che prediligo valuto se leggerlo, poi ne faccio un video. Ad esempio, l’horror è un genere che assolutamente non leggo perché non mi piace e non mi sentirei di farne una recensione imparziale».

Quanto tempo si impiega per creare un contenuto? C’è una fase di preparazione particolare?

«Creare un contenuto non è così semplice e veloce come si pensa. Un po’ di tempo ci si mette. L’intero video è composto da una sequenza di clip di varia durata, ma non sempre vengono bene quindi molte devo cancellarle e rifarle da capo e questo richiede tempo. Personalmente, dopo aver letto un libro, creo una scaletta nella mia testa di ciò che voglio dire prima di girare le clip. Ma il lavoro più grande è sicuramente il montaggio. Inizialmente i miei video non erano dei migliori, ma con il tempo ho imparato».

Cosa ti piace di più nel creare contenuti sui libri?

«Sicuramente parlarne. Vedere che ci sono molte persone che, come me, amano i libri e sono interessate ad ascoltarmi. Ti senti capita, inclusa in un mondo in cui forse pensavi di essere sola. È bello sapere che non sono l’unica a cercare nei libri un posto sicuro dove sentirmi confortati, a immaginare di vivere mondi lontani da quello reale».

Quale clima si respira all’interno della community e cosa la rende speciale secondo te?

«Essendo il BookTok una community che interagisce su un social, naturalmente c’è sia una parte positiva che negativa, i commenti degli utenti ad esempio. Io non faccio la Booktoker da molto, ma ho conosciuto due ragazze con le quali ho legato tantissimo e sento che a rendere speciale la community sia proprio questo, conoscere persone che condividono la stessa passione per i libri. Naturalmente le discussioni ci sono. Chi non è d’accordo con la recensione di un altro creator o non condivide lo stesso pensiero su un libro. In generale però non mi sono mai sentita giudicata a leggere qualcosa che magari non piace alla community».

Potresti dare qualche consiglio a chi come te iniziare a parlare di libri sul BookTok?

«Buttarsi. Sbloccarsi dalla paura dei giudizi negativi, perché le persone che criticano ci saranno sempre. Spesso la paura è solo nella nostra testa ma ricordaci dell’amore che mettiamo in ciò che facciamo è un buon modo per iniziare».

 

L’articolo è stato realizzato all’interno del “Laboratorio di comunicazione, scrittura e giornalismo” dell’Università di Firenze.

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