L’importanza di offrire aiuto nel momento del bisogno: il valore del progetto Caritas
di Irene Bellocci
Siamo sempre abituati a guardare le nostre vite, ma non ci accorgiamo che intorno a noi ci sono persone in difficoltà, che necessitano di essere ascoltate.
Ho avuto il piacere di incontrare una volontaria del servizio Caritas della parrocchia di San Giuseppe Artigiano, a Sesto Fiorentino (Fi), che ci racconta le attività che vengono svolte, le sfide quotidiane nell’offrire supporto, accompagnate però dalle gratificazioni che nascono dal semplice, ma mai banale, gesto di aiutare il prossimo.
Perché ha deciso d’iniziare questo percorso? In cosa consiste?
«Faccio volontariato da tanti anni, ho sempre avuto il tempo per poterlo fare e mi ha sempre entusiasmato l’idea di dedicarmi agli altri. Sono una volontaria del gruppo Caritas della parrocchia di San Giuseppe Artigiano, a Sesto Fiorentino, e mi occupo del centro accoglienza. Il gruppo è composto da ventitré volontari, a cui gli assistiti, spesso immigrati, presentano le loro richieste di aiuto. Noi siamo molte persone anziane, in pensione, anche se io invito sempre i ragazzi a partecipare. Capisco che abbiano molti impegni, ma a volte basta anche poco, ognuno può dare il suo contributo».
È interessante questo aspetto: le persone si rivolgono a voi perché si sentono “accolte”.
«Penso che tutto ruoti attorno all’ascolto. Anche per fare questa intervista tu mi stai ascoltando. Questo perché tutti abbiamo bisogno di essere ascoltati, perché tutti abbiamo qualcosa da dire. Le persone arrivano da noi perché non hanno nessuno a cui affidarsi, ma sanno che qui siamo disposti ad aiutarle. Si rivolgono a noi anche italiani, specialmente per la ricerca di una casa, o per essere aiutati nel pagamento, per esempio, di bollette o affitto. È importante spiegare che ci sono regole da seguire, noi richiediamo sempre l’Isee, perché dobbiamo accertarci che sia al di sotto di una certa somma, prima di poter intervenire. Instauriamo spesso un rapporto con i nostri assistiti, e alle volte succede anche che a donare siano gli stessi che hanno bisogno, perché hanno piacere a essere a loro volta partecipi, anche come forma di ringraziamento per ciò che ricevono».
È bello, quindi, sia il rapporto che si instaura con chi riceve, ma anche con chi dona, immagino.
«Assolutamente sì. È capitato anche che qualcuno mi abbia fermata per strada, perché, sapendo che sono una volontaria, ha voluto fare un’offerta. Così come sono numerose le persone disponibili e generose che donano un aiuto economico, grazie al quale noi riusciamo a comprare anche alcuni alimenti che purtroppo abbiamo in quantità ridotta, come olio o detersivo, a causa del loro elevato costo».
Le è mai capitato di non essere riuscita ad aiutare qualcuno?
«Mi è capitato con un’assistita proveniente dal Marocco. Lei è in Italia già da qualche anno, ma i suoi figli sono in Marocco, e proprio in questi giorni l’appartamento in cui vive è stato messo in vendita dai proprietari. Io ho fatto le mie ricerche per un tetto da offrirle, ma purtroppo non ho trovato niente. Mi sento un po’ in colpa per non essere riuscita ad aiutarla».
Quanto è importante la sensibilizzazione?
«Noi cerchiamo sempre di sensibilizzare, per esempio per la domenica di Quaresima, è nata l’iniziativa della Quaresima di carità, al contrasto alla povertà abitativa. Grazie alle donazioni sono state sostenute famiglie in difficoltà segnalate dalle stesse Caritas parrocchiali. La nostra parrocchia, in particolare, ha sensibilizzato i bambini che dovevano fare la Comunione a distribuire dei crocifissi, che sono stati realizzati da ragazzi con disabilità, usando il legno dei barconi dei migranti. Ritengo, infatti, che sia importante avvicinarsi al volontariato sin dalla tenera età, e per questo è fondamentale anche l’esempio della famiglia, perché il volontariato è un’esperienza educativa, di formazione e di arricchimento».
L’articolo è stato realizzato all’interno del “Laboratorio di comunicazione, scrittura e giornalismo” dell’Università di Firenze.